FORME UNICHE | Intervista a Pier Alfeo

Artworks
07/06/2019
Web (IT)

di Federica Fiumelli | Pubblicato 7 Giugno 2019

http://formeuniche.org/intervista-a-pier-alfeo

Spesso iniziamo le nostre conversazioni con questa domanda: quali sono, secondo te, le differenze fra i tuoi esordi e oggi?
Ci sono decisamente svariati aspetti che nel corso degli anni sono mutati e che ancora muteranno. Dal momento in cui ho incominciato a intraprendere questo percorso ci sono dei fattori comuni che lo legano nel tempo, come l’imponente desiderio di comprendere il comportamento del suono e la sua influenza sulla percezione umana. Essendo un compositore di musica elettronica, penso sia fondamentale conoscere e sperimentare le diverse possibilità che la manipolazione del suono ci offre per poter articolare un discorso sempre più completo, più profondo, trasmettere un’idea o una sensazione il più fedele possibile alla propria visione, all’intenzione del compositore. Si tratta non solo di evolvere una padronanza tecnica, ma sopratutto di una particolare sensibilità.
Inizialmente, ciò che guidava il mio processo creativo era un approccio particolarmente istintivo. Penso sia normale incominciare in questo modo, quello che invece riconosco chiaramente nella mutazione è la consapevolezza, ossia l’osservazione di un quadro che va gradualmente definendosi, come a ridurne l’opacità. Consapevolezza nelle scelte e nell’articolazione del materiale, nell’utilizzo dei miei strumenti, nella conoscenza di me stesso e dell’ambiente dell’arte.
Credo sia importante preservarne la poesia, seguire un flusso senza precludersi, rigorosamente, l’andamento, lasciare che la visione guidi il processo creativo conservando un pizzico di sorpresa.
La nostra rubrica ha un nome ben determinato: “Sound and Vision”. Puoi descriverci la relazione che intercorre fra suono e visione?
In generale, penso sia fondamentale e interessante lasciare che diverse forme d’arte si influenzino e dialoghino tra loro.
In particolare, la relazione tra il mondo sonoro e quello visivo è sempre stata molto forte nella storia dell’arte, molti compositori si sono ispirati a pittori o artisti visivi, cosi come il contrario, è uno scambio bidirezionale, trovo affascinante pensare a nuove forme di dialogo tra immagine e suono, individuare nuove interazioni.
Quando penso alla loro interazione, ragiono in termini di ipnotismo e astrazione, procedimenti che mi permettono di deformare lo spazio-tempo, dilatandolo e comprimendolo, distaccandolo dalla realtà oggettiva, razionale, didascalica.
Quali sono i tuoi libri, opere d’arte, dischi preferiti? Qual è l’ultimo concerto/mostra/spettacolo che hai visto? Le tue ispirazioni?
Ho avuto modo di relazionarmi con diversi tipi di arti, quindi traggo ispirazione da tutti i fronti. Il mondo dell’arte condivide tanti aspetti che possiamo codificare in macro movimenti, ognuno affronta le proprie tematiche avvalendosi di sensi e strumenti differenti: questa è una cosa stupenda.
Potrei citare uno dei libri che mi ha completamente scomposto e ricomposto in nuova forma, Il silenzio della mente di Jiddu Krishnamurti, un testo con cui è possibile rimettere in gioco tutto il proprio vissuto, la propria conoscenza di se e del mondo che ci circonda; ha segnato un momento di transizione importantissimo della mia vita.
Riguardo alle opere d’arte, stimo tantissimo tutto il lavoro di Roberto Pugliese, Ryoichi Kurokawa, Ryoji Ikeda, Zimoun e Pe Lang, Bernhard Leitner, Tomas Saraceno e Chiharu Shiota, sono tutti artisti molto vicini alla mia idea di suono-visione. Apprezzo anche compositori storici come Iannis Xenakis, Luigi Nono, György Ligeti, Luciano Berio e Ryuichi Sakamoto.
Tra i “contemporanei elettronici”, ho avuto modo di apprezzare l’ultimo lavoro di Tim Hecker Konoyo e l’album appena uscito di Amon Tobin Fear in a Handful of Dust, entrambi lavori che godono di una interessante sperimentazione e bellezza allo stesso tempo.
Non ridurrei le ispirazioni unicamente a nomi di artisti o opere d’arte, ciò che alimenta la mia arte sono i luoghi che visito, le persone che incontro, ogni momento della mia vita, che siano essi in solitudine o in compagnia, influenzano costantemente il mio percorso creativo.
Ci puoi parlare della tua mostra Incisione su silenzio tenutasi da Doppelgaenger a Bari?
Durante i primi anni di studio in Conservatorio a Bari ho avuto la fortuna di incontrare il Maestro Roberto Pugliese. Lui mi ha dato la possibilità di avvicinarmi a un mondo che ho sempre scrutato e a cui sono sempre stato particolarmente affascinato, il mondo della Sound Art. In questi ultimi tre anni ho lavorato sodo alla realizzazione di diverse opere e progetti, tra cui installazioni interattive, sculture cinetiche e lavori grafici legati al suono, opere che ho avuto modo di presentare ad Antonella Spano, gallerista di Doppelgaenger a Bari. Antonella è rimasta piacevolmente colpita e affascinata dalla mia ricerca sonora ed estetica ed è nata la proposta di una mostra personale. Per l’occasione sono state realizzate opere nuove e presentati lavori inediti realizzati in precedenza.
Ci puoi anticipare qualche tuo progetto futuro?
Al momento ci sono diversi progetti in cantiere.
Da qualche mese sto lavorando a un nuovo disco per me molto importante. Avrò presto il piacere di condividerlo, credo lo presenterò con una performance audio/video. Parallelamente a una nuova composizione elettroacustica per l’anno accademico, sto studiando interessanti tecniche per la manipolazione del suono, legate ai segni grafici, da utilizzare per la realizzazione di opere di Sound Art.
Mi trovo in un momento di ricostruzione; sto mutando forma, una forma che va sempre più definendosi.
Vorrei incontrare molte persone in questo ricco mondo di diversità, condividere con loro ciò che faccio, viaggiando e sognando.
Federica Fiumelli